A distanza di quasi 50 anni, arriva la confessione di un grande ex del passato bianconero: tifosi della Juve increduli
Il suo volto, la sua espressione, il suo urlo liberatorio e la sua corsa verso una meta imprecisata compongono una delle immagini più iconiche della storia del calcio italiano. Siamo al mitico ‘Santiago Bernabeu’ di Madrid, è l’11 luglio del 1982 e Italia e Germania si stanno contendendo il titolo di Campione del mondo. Gli Azzurri sono già avanti 1-0 quando Marco Tardelli controlla un pallone al limite dell’area e, mentre è già in caduta, fa partire un sinistro che si insacca alle spalle dell’incolpevole portiere tedesco. È delirio.
Volto trasfigurato, pianto liberatorio accompagnato da un urlo che è stato lo stesso di milioni di italiani davanti alla TV. È la rete che indirizza chiaramente la finalissima dalla parte dell’undici allenato da Enzo Bearzot, che successivamente calerà anche il tris con Altobelli prima di subire l’inutile gol finale del tedesco Breitner.
Uno degli eroi di quella fortunata spedizione mondiale è stato proprio lui, il centrocampista della Juve. Tenace, combattivo, grintoso, letale negli inserimenti e uomo di grande carisma, Tardelli negli anni ha rappresentato per tanti centrocampisti italiani un modello al quale ispirarsi. Chiedere, per informazioni, a Daniele De Rossi. O a Nicolò Barella, per restare alla stretta attualità. Chi lo avrebbe mai detto che, oltre 40 anni dopo l’exploit di Spagna ’82, il calciatore avrebbe confessato un segreto che stentiamo di riconoscere nei suoi tratti caratteriali?
Tardelli, arriva la confessione choc: tifosi increduli
Conduttore del programma TV ‘L’avversario‘, in onda su Rai 3, il campione del mondo è tornato ai tempi del suo primo anno alla Juve, quando fu acquistato dal Como per la cifra di 950 milioni di lire. Un’enormità, considerando che eravamo nel 1975. “Avevo l’ansia da prestazione. Avevo solo 20 anni e la Juve mi aveva preso dal Como spendendo un sacco di soldi: 950 milioni di lire. C’erano grandi aspettative sul mio conto, e io pativo la pressione psicologica“, ha confessato il centrocampista.
Che poi ha svelato anche i metodi utilizzati per superare le difficoltà di un giovane che si affacciava per la prima volta nel calcio che conta: “Ho superato il tutto facendo training autogeno. Un professore nello spogliatoio mi fece fare esercizi per rilassarmi con la respirazione e la concentrazione. Dopo una decina di partite avevo risolto il problema”, ha concluso.
Anche i giganti, evidentemente, hanno le loro debolezze. Forse sono proprio queste che li rendono immortali agli occhi di tutti gli appassionati di calcio.