Roberto Mancini ha firmato un contratto ricchissimo come commissario tecnico dell’Arabia Saudita, ma le tasse possono diventare un problema.
Stipendi multimilionari, ingaggi da record, bonus a non finire, privilegi da nababbi. Ma è davvero tutt’oro quel che luccica in Arabia Saudita? Rispondere non è così semplice. La situazione probabilmente cambia infatti da contratto a contratto, da giocatore a giocatore. E può essere ancora diversa per un allenatore, come sa bene Roberto Mancini.
Il nuovo commissario tecnico della nazionale araba ha firmato in questi giorni il suo primo contratto con il mondo saudita. Un accordo che lo legherà alla Federcalcio guidata da Yasser Al-Misehal fino al 2027, con il chiaro obiettivo di conquistare la Coppa d’Asia e arrivare più avanti possibile nei prossimi Mondiali. Ma a quanto ammonta il vero ingaggio faraonico che l’ex ct azzurro andrà a percepire?
Si è parlato in questi giorni di 50 milioni di petroldollari, qualcuno è sceso a 30 milioni. La verità è però un’altra. Non che il Mancio sia stato trattato come un allenatore qualunque. Il suo ingaggio rimane comunque decisamente invidiabile, ma inferiore rispetto a quello di cui si è chiacchierato nelle scorse settimane.
Stando a quanto riferito da Repubblica, l’accordo prevede infatti emolumenti annuali da 18 milioni di euro netti, cui si possono aggiungere 6 milioni a stagione, per un totale quindi che potrebbe arrivare fino a 24 milioni di euro netti. Non pochi, ma praticamente la metà rispetto a quelli ipotizzati inizialmente. E tutto questo senza considerare l’aspetto fiscale, che va sempre tenuto in considerazione quando si parla di somme di denaro così importanti.
Quanto pagherà di tasse il Mancio sul mega ingaggio che si è assicurato? La questione non è del tutto irrilevante. In effetti per i cittadini residenti in Arabia Saudita le tasse esistono e non sono nemmeno così basse. Si parla del 22% del reddito totale. Uno sproposito, si potrebbe pensare.
In realtà, però, per calciatori e altre star del mondo del calcio le agevolazioni non mancano anche da questo punto di vista. Le tasse per i cittadini stranieri che si trasferiscono nel paese per questioni professionali scendono infatti solo al 2%. E non è tutto. Si tratta di una percentuale che non sono tenuti a versare i professionisti, bensì i datori di lavoro. In sostanza, quindi, i 18 milioni netti percepiti da Mancini saranno netti per davvero.
Al di là della Zakat, la tassa prevista dalla legge islamica per questioni di solidarietà e carità (pari al 2,5% dei propri introiti), non obbligatoria per i cittadini stranieri non appartenenti ai Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, non esistono dunque altri tributi da pagare per Mancini. Una vera pacchia, verrebbe da dire. Ma c’è un’ombra che incombe sui suoi guadagni per quest’anno: la residenza.
Per poter spostare la propria residenza fiscale il commissario tecnico dovrà infatti aspettare il 1° gennaio 2024, e potrà mantenerla solo se dimostrerà di avere una presenza nel paese di almeno 183 giorni, senza avere in Italia il proprio “centro prevalente di interessi economici e affettivi“.
Dovesse venire meno una di queste condizioni, l’ex ct campione d’Europa sarebbe tenuto a versare al fisco italiano una ritenuta d’acconto non proprio economica: si può arrivare fino al 20% dei propri introiti. Motivo in più per ‘fuggire’ a Riad il più rapidamente possibile.
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