Inzaghi va all’attacco di un suo ex allenatore e torna a parlare del suo addio al calcio giocato: ecco cosa è successo tra i due.
Oggi Pippo Inzaghi è uno degli allenatori italiani più promettenti. Da anni siede sulle panchine di importanti squadre tra Serie A e Serie B, ha già avuto esperienze di prestigio e a soli 49 anni è pronto a nuove sfide per cercare di arrivare ai vertici del calcio mondiale.
In passato è però stato un calciatore leggendario, un attaccante come pochi altri, e la sua carriera avrebbe potuto durare anche di più, non fosse stato per un allenatore che lo ha, di fatto, costretto ad appendere gli scarpini al chiodo.
La rivelazione, per certi versi sconcertante, è stata fatta dallo stesso Superpippo all’interno della sua autobiografia. Per la prima volta in assoluto l’ex bomber del Milan ha voluto ricostruire infatti quelle fasi caldissime degli ultimi momenti della sua carriera, spiegando per filo e per segno cosa è successo e per quale motivo ha dovuto dire addio al calcio giocato, all’età di quasi 39 anni.
La sua volontà era infatti quella di continuare, e non lo nasconde. Avrebbe ancora voluto giocare, per raggiungere ulteriori traguardi e aiutare il Milan in un momento molto delicato, quello della fine di un’epoca che aveva portato il club ai vertici del calcio mondiale, prima dell’inizio di un declino che, secondo lui, avrebbe potuto essere evitato. Ma il suo allenatore di allora non gli ha dato scelta e lo ha praticamente messo alla porta, troncando ogni possibilità di proseguire insieme, anche solo come uomo immagine della squadra.
Pippo Inzaghi all’attacco: se ha smesso di giocare la colpa è di un suo ex allenatore
A chiudere la carriera di Inzaghi non è stato Inzaghi. E nemmeno Adriano Galliani, all’epoca amministratore delegato del Milan. L’attaccante e il club avevano infatti trovato, nella primavera del 2012, l’accordo per allungare il contratto di un altro anno. In questo modo Pippo sarebbe potuto diventare una sorta di collante nello spogliatoio, per aiutare i giovani a connettersi con un ambiente che aveva perso, nel giro di pochi anni, campionissimi come Maldini, Pirlo, Nesta, Gattuso e Seedorf.
Qualcuno però non era d’accordo con questa prospettiva. E quel qualcuno era Max Allegri, all’epoca allenatore del Milan. “Fu lui a chiudere la mia carriera da giocatore“, scrive infatti Pippo. E pensare che, assicura l’ex allenatore della Reggina, non avrebbe nemmeno accampato pretese. Non avrebbe assolutamente imposto di metterlo in campo. Voleva solo essere d’aiuto alla squadra in un momento tanto importante.
Ma Allegri non accettò questa soluzione: “Non voleva più avermi nello spogliatoio e lo disse a un dirigente“. Una decisione che ancora oggi Inzaghi ricorda con dolore. Per lui fu una vera ‘mazzata’, un colpo al cuore, la fine di un sogno lungo vent’anni. Perché smettere di giocare è sempre difficile, come hanno dimostrato anche Totti e Ibrahimovic dopo di lui. Ma smettere per decisione altrui, per una scelta imposta dall’altro, è forse ancora più difficile da accettare.