Tutte le società di Serie A che erano pronte a usufruire del decreto crescita hanno ricevuto una pessima notizia: si tratta di una vera e propria doccia fredda
Quando fu introdotto portò un certo entusiasmo nel calcio italiano. Il Decreto Crescita ha permesso a molti club di Serie A di approfittare di benefici fiscali piuttosto consistenti per “l’acquisto” di calciatori e allenatori dall’estero.
Si tratta di una legge che riguarda tutti gli ambiti e non soltanto lo sport, e anzi l’inclusione del calcio ha fatto parecchio discutere. In Serie A girano parecchi soldi, e l’idea che lo Stato dovesse aiutare le società non piaceva a tutto il mondo politico. In realtà il mondo del calcio è in piena crisi, e il Decreto Crescita ha portato un po’ di ossigeno, facilitando l’ingaggio di tesserati dall’estero. In sostanza si consente ai redditi prodotti in Italia di “pesare” solo il 50% delle tasse dovute al fisco.
In questo modo gli stipendi lordi dei club sono assai più leggeri, e hanno permesso a molte società italiane di essere competitive con quelle estere per portare in Italia talenti che facevano gola a tutti. Il Decreto aveva delle condizioni da seguire: l’essere stati residenti all’estero nei due periodi d’imposta prima del trasferimento in Italia. L’obbligo di permanenza nel nostro paese per due anni dopo il trasferimento di residenza. Lo svolgere dell’attività lavorativa soprattutto nel territorio italiano.
Altro requisito è il cosiddetto “due periodi d’imposta”, ossia quelli trascorsi all’estero prima del ritorno in Italia. Per essere considerati residenti all’estero bisogna trascorrere 183 giorni fuori dall’Italia e produrre reddito, il tutto nel corso dell’anno solare. La stessa tempistica, se vista al contrario, chiarisce anche i giorni di residenza fiscale in Italia che servono per applicare la legge: ad esempio per il trasferimento di un giocatore. Da questo punto di vista la legge è cambiata, e porta un peggioramento per i vantaggio del Decreto Crescita.
Se i calciatori o gli allenatori trasferiscono la loro residenza fiscale in Italia dopo il 2 luglio, le società potranno godere dei vantaggi del Decreto Crescita soltanto per metà stagione, ossia quella che prende il via col nuovo anno solare.
E quindi, un giocatore con ingaggio da 5 milioni netti a stagione, costerebbe al lordo solo 6.55 milioni di euro se il Decreto dovesse essere applicato per intero. Invece, se il trasferimento fiscale del giocatore dovesse avvenire dopo il 2 luglio, la prima parte della stagione non sarebbe considerata, con gli sgravi che scatterebbero soltanto per la seconda metà. Va da sé che questo rappresenti un grosso problema per i club nostrani, già in preda ad una crisi economica che sembra sempre più difficile da superare.
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