Per l’ex presidente della Juventus un anno da dimenticare. Le motivazioni della sentenza sul filone stipendi.
Tra le tante date che segnano gli ultimi 12 mesi vissuti da Andrea Agnelli, quella che rappresento lo snodo principale resta il 29 novembre 2022. In quell’occasione, a seguito sia dell’ordinanza della Procura di Torino in merito all’indagine Prisma, oltre 14.000 pagine, sia della segnalazione della Consob, organo di vigilanza sulle società quotate in Borsa, l’intero Cda della Juventus ha dato le dimissioni. Un vero terremoto per Andrea Agnelli che lasciava la guida della Continassa dopo 12 anni.
Al suo posto il gruppo Exor ha scelto Gianluca Ferrero. A completare la nuova Governance l’ad Maurizio Scanavino e il Chief Football Officer, Francesco Calvo. L’ultima tessera della prima Juventus post plusvalenze sarebbe poi stato Cristiano Giuntoli, strappato al Napoli, firmato per cinque anni come nuovo direttore dell’area tecnica.
Il 20 luglio sono state rese note le motivazioni che hanno portato alla seconda, pesante, condanna della giustizia sportiva italiana per l’ex numero 1 dell’Eca.
Il Tribunale sulla manovra stipendi: “Provata con certezza la responsabilità di Agnelli”
Andrea Agnelli è stato l’unico dirigente della Juventus a non accettare il patteggiamento tra la Vecchia Signora e il procuratore federale Giuseppe Chinè. Intesa, poi accolta dal Tribunale Federale Nazionale, che aveva stabilito in 10 punti di penalizzazione e in 718000 euro di ammenda, la sanzione definitiva per il club sabaudo. Inoltre, la corte aveva multato per 47 mila euro Fabio Paratici, 35,25 mila euro per Pavel Nedved e Federico Cherubini.
Sanzioni anche per Cesare Gabasio (18,5 mila euro), Paolo Morganti (15 mila), Giovanni Manna (11,75 mila) e Stefano Braghin (10 mila). Tornando ad Agnelli, lo scorso 10 luglio il Tribunale Federale Nazionale, lo aveva punito con altri 16 mesi di inibizione, oltre ad ulteriori 60mila euro di ammenda.
Il 20 luglio sono state pubblicate le motivazioni del Collegio di I grado, il dispositivo non fa alcuno sconto al dirigente. “Il Collegio ritiene provata con ragionevole certezza la responsabilità del dott. Andrea Agnelli”, si legge, come riporta la Gazzetta dello Sport. Al centro dell’inchiesta, le manovre effettuate per dilatare nel tempo i pagamenti dei compensi nel biennio 2019-2021, quello contraddistinto dal Covid.
“La manovra stipendi 2019-2020 (…) costituisce dato di fatto oggettivo che la stessa abbia avuto quale effetto immediato e concreto di evitare l’appostazione in bilancio di costi e/o debiti per circa 90 milioni di euro”, scrivono i giudici, che poi fanno riferimento anche alla regolarità del campionato per il mancato rispetto dell’equilibrio economico. Ovvero, secondo i giudici, altri team hanno rinunciato a spendere, tu Juventus per farlo hai usato metodi non legali.
Agnelli, sorriso amaro: nessuna responsabilità nei rapporti con gli agenti
Secondo gli inquirenti federale, quindi, era impossibile che Agnelli non sapesse cosa facevano i suoi sottoposti. “Le risultanze istruttorie consentono di affermare con ragionevole certezza l’apporto causale del dott. Andrea Agnelli nella cd. manovra stipendi”.
L’unico sorriso – si fa per dire – per Agnelli riguarda i rapporti con gli agenti, filone per il quale il collegio non ritiene ci sia una chiara prova della sua responsabilità. Agnelli ovviamente contro la sentenza del Tribunale Federale Nazionale farà ricorso in Corte d’Appello, dopo il quale resterebbe solo il Collegio di Garanzia presso il Coni.