Duro attacco del Presidente: incresciosa aggressione al termine della partita. Ecco, di seguito, tutti i particolari
Ormai non fa più notizia. No, non stiamo parlando dell’ultima prodezza di una star del pallone o di una roboante vittoria di un top team.
Il calcio, a ogni latitudine e in ogni categoria, è ostaggio della violenza. Dal calcio dilettantistico a quello professionistico, non si contano più le volte in cui il mondo del pallone si conquista la ribalta della cronaca.
Talvolta, sempre più spesso purtroppo, la violenza irrompe anche nei campi dei campionati giovanili, con i genitori dei giovani calciatori, che dovrebbero insegnare loro il rispetto per gli avversari dando il buon esempio, che si rendono protagonisti di inqualificabili atti di aggressione nei confronti degli ufficiali di gara solo perché non ne condividono le decisioni.
E’ pur vero, come sostengono autorevoli studiosi, che un match di calcio altro non è che una ‘battaglia simulata, simbolica’, non per nulla un interessante saggio dedicato al calcio del sociologo Alessandro Dal Lago s’intitola “Descrizione di una battaglia”, ma evidentemente alcuni protagonisti dello sport più bello e praticato al mondo prendono la suddetta definizione alla lettera.
Quando non è la violenza vera e propria, è quella verbale, non meno censurabile, ad avvelenare le partite di quello che, comunque, è fondamentalmente un gioco.
Il Presidente del Trapani, Valerio Antonini, attraverso un comunicato pubblicato sul sito del club trapanese, ha denunciato che nel corso del match contro l’Akragas per più di un’ora è stato fatto oggetto, insieme ad alcuni componenti della sua famiglia e del suo staff, di pesanti epiteti da parte della tribuna dello stadio degli agrigentini “solo perché era stato concesso un rigore al Trapani che poi le immagini televisive hanno confermato senza attenuanti di sorta“.
Un episodio sicuramente da stigmatizzare senza se e senza ma. E, in effetti, come si legge nel suddetto comunicato, il patron dell’Akragas, Giuseppe Deni, nell’immediato si è scusato con il suo omologo per l’increscioso comportamento di alcuni supporter agrigentini garantendo nel contempo che “sarebbe duramente intervenuto contro chi si era reso protagonista di un vicenda che nulla a che fare con il mondo dello sport“.
Ma, si sa, come quelle dell’inferno anche le strade del pallone sono lastricate di buone intenzioni e così dalle scuse a caldo si è passati a un acceso botta e risposta, innescato, come detto, dal contestato rigore decisivo per la vittoria degli ospiti.
Comunque, in questa vicenda che non fa onore al mondo del calcio ci perdono tutti i protagonisti, anche la vittima, il patron trapanese, la cui inelegante chiusa del predetto comunicato mortifica il fair play che dovrebbe essere la stella polare di ogni tesserato, in qualsiasi categoria si trovi a competere: “Auguro di cuore al Presidente Deni svariati anni di Serie D“. Quando si dice la sportività…
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